en
Politecnico di Torino
Anno Accademico 2012/13
02NBJPM
Atelier Composizione e storia del progetto
Corso di Laurea in Architettura - Torino
Docente Qualifica Settore Lez Es Lab Tut Anni incarico
Armando Alessandro ORARIO RICEVIMENTO A2 CEAR-09/A 60 0 0 35 3
Bonino Michele ORARIO RICEVIMENTO O2 CEAR-09/A 60 0 0 35 3
Cornaglia Paolo ORARIO RICEVIMENTO A2 CEAR-11/A 60 0 0 35 3
Croset Pierre Alain ORARIO RICEVIMENTO     60 0 0 35 3
De Pieri Filippo ORARIO RICEVIMENTO O2 CEAR-11/A 60 0 0 35 3
Gron Silvia ORARIO RICEVIMENTO A2 CEAR-09/A 60 0 0 35 3
Olmo Carlo ORARIO RICEVIMENTO     60 0 0 35 2
Piccoli Edoardo ORARIO RICEVIMENTO A2 CEAR-11/A 60 0 0 35 3
Robiglio Matteo ORARIO RICEVIMENTO O2 CEAR-09/A 60 0 0 35 2
Rosso Michela ORARIO RICEVIMENTO O2 CEAR-11/A 60 0 0 35 3
Bruno Andrea ORARIO RICEVIMENTO     60 0 0 35 1
Camorali Francesca ORARIO RICEVIMENTO     60 0 0 35 1
SSD CFU Attivita' formative Ambiti disciplinari
ICAR/14
ICAR/18
6
6
B - Caratterizzanti
A - Di base
Progettazione architettonica e urbana
Discipline storiche per l'architettura
Programma
Silvia GRON - Paolo CORNAGLIA
BUDAPEST, PROGETTARE A BELVAROS

La capitale ungherese, pur con origini romane un passato medievale e rinascimentale, a causa della "rottura" operata per un secolo e mezzo dal dominio turco e per via del grande impulso dato allo sviluppo urbano dal Compromesso del 1867 che diede ampia autonomia allo stato nell’ambito dell’impero, si presenta, in special modo nella parte piana di Pest, come un tessuto denso di architetture omogenee realizzato in un cinquantennio, tra il 1867 e il 1918, con alcuni inserimenti realizzati tra le due guerre. Il "costruito" in cui si collocano le aree "sensibili" al progetto oggi esistenti è quindi caratterizzato sostanzialmente da architetture appartenenti al periodo dell’Eclettismo e dell’Art Nouveau, e – in misura minore – al Razionalismo, temi affrontati nell’ambito dei corsi di Storia del primo anno.

Con la fine dell’espansione urbana illimitata, l’attenzione della progettazione architettonica viene focalizzata – di nuovo - sul "centro storico" o, per meglio dire, sulla città compatta esistente. Obiettivo dell’attività progettuale è la "riqualificazione urbana" - tramite il progetto di architettura - di alcune aree incomplete o caratterizzate da interventi postbellici fuori scala. I temi riguardano: da una parte, la progettazione di una piazza e degli edifici che la connotano – progetto a scala micro-urbana - quale spazio centrale rimasto per variegati motivi irrisolto dal punto di vista architettonico (formale e funzionale); dall’altra, a scala edilizia, il completamento di un fronte urbano con l’inserimento di un edificio residenziale.

Inoltre, sembra ineluttabile (e lo è) lo studio del rapporto che esiste tra una storia interna del tipo architettonico e una storia esterna del contesto, in altre parole l’analisi costruita attorno al rapporto tra morfologia urbana e tipologia edilizia. Infine, il presupposto che muove l’attività compositiva dell’Atelier riconosce nelle migliori opere nel passato -cioè nella Storia- e nei principi fondamentali -cioè nella Teoria- il necessario paradigma per la nuova progettazione.

L’area d’intervento prescelta è quella di Belváros (Centro-città), nel rapporto diretto con organismi comunali attivi nella riqualificazione del centro-città, docenti e professionisti attivi nella progettazione di nuovi interventi a scala microurbana (piazze, strade pedonali, percorsi, giardini, etc.), con previsione di un viaggio di studio a Budapest.

I due contributi dell’Atelier (la storia e la composizione) affrontano in maniera autonoma e integrata gli aspetti teorici della propria disciplina attraverso lo sviluppo di esercizi da svolgere singolarmente e in piccoli gruppi e che costituiranno materiale di esame; i contenuti saranno poi funzionali all’elaborazione di un progetto architettonico elaborato congiuntamente.

Matteo ROBIGLIO - Carlo OLMO
UN LABORATORIO ....INESISTENTE

Ormai da decenni è finita la stagione della storia "operativa" e della storia "utile": stagione che aveva legato storia e progetto in un legame mutuo di legittimazione, per cui la storia fondava le ragioni del progetto e il progetto dimostrava le tesi della storia.
Il distacco che si prodotto tra la storia e una progettazione che oggi sembra volere legittimarsi da sola è sotto gli occhi di chiunque oggi legga un articolo, guardi un edificio, avvicini un progetto didattico (là dove esiste).
Prima di...partire, forse occorrerà provare a discutere, con gli studenti, la ragione di un esperimento – un laboratorio che torni a coniugare storia e progetto – oggi inconsueto nelle scuole di architettura, non solo italiane.
Può la storia dell’architettura competere con la progettazione dell’architettura sull’interpretazione della modernità, non solo quella codificata del Novecento? Può la progettazione accettare che la storia non sia solo una "descrizione" di fenomeni o, peggio, un deposito di immagini e di riferimenti? Può la progettazione proporsi come interpretazione della storia e non solo come problem solving?
Può un laboratorio proporre letture parallele, a volte conflittuali, di architetture proponendo allo studente di concepire il suo lavoro di progettista come un "interprete", che deve saper comparare soluzioni, linguaggi, scelte costruttive?

La distribuzione e la professione dell’ architetto.

Il tema del laboratorio è la distribuzione. Un tema da tempo disertato, su cui invece si è sempre misurata la capacità di invenzione non decorativa dell’architettura, la capacità di organizzare efficacemente spazio e tempo. La ricerca progettuale sulla distribuzione riporta l’architettura alla sua ragione di legittimità: si dà architettura quando un problema non ha "una sola" risposta determinata, quando il problema non è di trovare un equilibrio tra committenza, tecniche, economia e linguaggi, ma quando in gioco è la "domanda" prima ancora che la risposta. La ricerca non può allora esaurirsi con le tipologie o gli abachi. La cultura dello standard, che riporta ogni problema ad una soluzione rassicurante perché ridotta ad una ricorrenza, assomiglia troppo alla cultura medica dei protocolli, che ignora la persona riducendola alla sua patologia. Culture che classificano e codificano, nascondendo la responsabilità di scelte solo apparentemente tecniche, in realtà politiche: perché definire sequenze e modi di accesso significa stabilire gerarchie e pesi, attribuire significati e valori. La distribuzione (degli spazi abitativi e di quelli pubblici, degli edifici e della città) resta perciò l’unico terreno dove si può giocare la "necessità" dell’architettura.

Un esito che mette in discussione la forma del prodotto.

Un laboratorio di storia e progetto, non essendosi mai praticato, non ha canoni precostituiti.
Il progettista dovrà "tornare" a fare lezione, rendere espliciti i fondamenti delle sue scelte senza rifugiarsi nelle scorciatoie del "mestiere" e delle norme. Lo storico dovrà accettare di non rifugiarsi "nelle fonti", diventate simulacri della realtà, per interpretare le ragioni di una domanda di distribuzione non codificata, o il suo mestiere rischia di diventare esornativo.
Come? Ripercorrendo le distribuzioni codificate e le invenzioni distributive, e proponendo casi progettuali – veri e propri "esercizi di distribuzione" – in cui il confronto con una distribuzione apparentemente impossibile obblighi a rompere codici e tipi consolidati.
L’esercizio richiederà altri attori...in commedia, perché il gioco della costruzione è un gioco a più voci, in cui politica, economia, impresa giocano la loro parte. Interventi che non potranno che mettersi a loro volta in gioco. Quale è la capacità del mondo imprenditoriale o immobiliare oggi di intercettare la domanda sociale? Esistono "modelli" che possano preparare la propria variazione interna (al di là del sogno, che pure andrà discusso, della flessibilità)? Quanto sono ancora efficaci le macchine distributive che hanno dato forma alla città del dopoguerra? Sostenibilità, green building e smart cities sono retoriche, o possono rivoluzionare l’organizzazione concreta della città e degli edifici?

Esercitare a mettere in discussione i propri pregiudizi e non cadere nel relativismo delle soluzioni, ma educare ad una storicità non solo critica e dubitativa, ma propositiva di soluzioni spaziali, è l’obbiettivo minimo di un laboratorio di Storia e Progetto.
Forse l’obbiettivo che maturerà in qualche anno di laboratori sarà la riconsiderazione dello spazio come uno spazio denso di significati, conflitti e valori, in cui sapersi muovere, con soluzioni davvero innovative, sarà possibile solo tanto più saranno ricche e diverse le letture, i punti di partenza, il dialogo nel senso meno conformista e rassicurante del termine.

Pierre Alain CROSET - Edoardo PICCOLI
LO SPAZIO DELL'ABITARE

Il laboratorio propone un percorso introduttivo, in cui le due discipline coinvolte dialogano e si intrecciano con continuità, intorno al problema dello spazio dell'abitare e del suo progetto. Questione emblematica da sempre, della professione di architetto, ma anche terreno pedagogico su cui misurare il ruolo dell'architettura nella vita e nella società. Terreno di grande complessità, ma anche aggredibile, a diverse scale, nei suoi aspetti più elementari e paradigmatici, e dunque adatto all'esperienza di un secondo anno di studi.
Il corso si articolerà in moduli tematici - non casi studio ma "problemi" - della durata di una o due settimane ciascuno, in cui sia il docente di storia sia il docente di progettazione proporranno almeno una lezione frontale sul tema; al tema sarà collegata una esercitazione (un "compito" da svolgere; o una esercitazione pratica) individuale. Ad esempio: un tema generale, come la questione della "capanna primitiva", ovvero dell'origine abitativa dell'architettura, formerà un modulo; due lezioni frontali ed alcune letture forniranno gli strumenti critici per produrre un "progetto" di capanna, o un'analisi di casi storici di trattati, etc..., da restituire sotto forma di schizzi, o di modello fisico, da consegnare la settimana successiva.
A ogni consegna farà seguito, dopo alcuni giorni, una discussione collettiva dei risultati più interessanti. Le esercitazioni potranno avere un carattere più dichiaratamente progettuale, oppure di analisi e di ricerca all'interno di casi e temi della storia dell'abitazione umana.
Il corso si potrà concludere con una esercitazione o un elaborato più complesso, esteso alle tre settimane di ripresa dei corsi dopo la pausa invernale: questa riflessione di più ampio respiro conclude e perfeziona il "book" di ogni studente, ovvero l'insieme di elaborati (disegni, modelli, testimonianze di letture) accumulati nelle 8 settimane iniziali. La valutazione finale terrà conto dei risultati raggiunti a fine corso, ma anche della qualità complessiva dei lavori. Un obiettivo non secondario, è quello di ricorrere in modo continuativo al disegno - e in particolare allo schizzo, al disegno manuale - per ragionare ed esplorare i diversi moduli tematici, progettuali e storici.

Michele BONINO - Filippo DE PIERI
PROGETTARE LA CITTA' ASIATICA: TEORIE E PRATICHE DELL'ARCHITETTURA CONTEMPORANEA (VISTE DA EST)

L’atelier si propone di fornire un’introduzione alle teorie e alle pratiche del progetto architettonico e urbano degli ultimi due decenni, osservandole da un punto di vista specifico: quello del confronto con la città asiatica.
Nei recenti dibattiti sull’architettura è diventato quasi un luogo comune osservare che l’emergere delle economie asiatiche ha portato a profondi cambiamenti nelle forme di produzione dell’architettura, modificando non solo il contesto entro cui si svolge l’attività dei progettisti, ma il modo stesso di pensare il progetto architet¬tonico e urbano.
Per certi aspetti lo sviluppo accelerato delle città asiatiche sem¬bra segnare (oltre a un più generale spostamento delle geografie e degli equilibri nel mondo contemporaneo) anche un profondo stravolgimento di quelle tradizioni dell’architettura moderna del Novecento, che erano maggiormente radicate in un orizzonte di senso definito dagli assetti spaziali e sociali delle città europee e nor¬damericane.

Prerequisiti
Alcune delle letture oggetto di discussione e delle lezioni previste saranno in lingua inglese, di cui si richiede una conoscenza di base.

Programma
Nelle prime settimane del corso si discuteranno le principali interpretazioni proposte da alcuni autori di riferimento riguardo alle recenti trasformazioni delle città asiatiche e al cambiamento che il con¬fronto con la globalizzazione ha portato nelle pratiche progettuali dell’architettura. Si studieranno inoltre, anche grazie all’intervento di ospiti e specialisti, le storie di alcune grandi città asiatiche nel corso del Novecento, interrogandosi sulle principali differenze che la città asiatica presenta rispetto ai modelli di sviluppo consolidati della città europea.
La seconda parte del corso sarà dedicata a una realtà specifica (Tokyo): verranno studiate la storia e la struttura della città e saranno esaminati da vicino alcuni progetti di edifici di abitazione particolar¬mente significativi. Questi casi studio saranno oggetto di ridisegno e "smontaggio", alla ricerca di un catalogo di risposte progettuali al contesto urbano, sociale, economico e tec¬nologico della città asiatica.
Esercitazioni
Sono previste due esercitazioni, la cui consegna avverrà orientativamente dopo un terzo e alla fine del corso. La prima avrà carattere storico-narrativo (un "reportage" simulato da una città asiatica), la seconda sarà di natura più specificatamente critico-pro¬gettuale (dedicata al caso studio di Tokyo).

Francesca CAMORALI - Andrea BRUNO

SPAZIO STORICO / SPAZIO DEL PROGETTO.
In mezzo sta il mestiere dell’architetto

Architetture e luoghi ordinari. Architetture e luoghi eccellenti. Un Atelier costruito intorno alle discipline della storia e della progettazione non può prescindere da questo rapporto controverso, complesso, ma certamente molto attuale. È sufficiente guardarsi intorno, leggere un articolo o seguire un dibattito circa una nuova architettura per capire come, nonostante le tante riflessioni disciplinari e non sull’argomento, il rapporto tra "nuovo" e "vecchio" continui ad essere un tema scivoloso. Scelte e retoriche che accompagnano il progetto cambiano al mutare dei contesti: dal centro storico di una città alle sue periferie, da un paesaggio da tutelare ai territori della dispersione insediativa.
Un confronto con il concetto di "patrimonio" diventa inevitabile. Il progetto di architettura esercita da sempre un’azione non neutrale sul patrimonio. Non soltanto perché consente di compiere su di esso una selezione – detto altrimenti, cosa sta dentro e cosa sta fuori –, ma perché proprio a partire da una ricomposizione del senso generale di queste scelte è possibile rimettere in quadro l’immenso "deposito" in cui il patrimonio si stratifica. Un patrimonio che si è arricchito negli anni più recenti di materiali nuovi, che si affiancano a quelli che – con molte semplificazioni – possiamo definire "storici": case, grandi contenitori, fabbriche, spazi pubblici, ecc.
L’Atelier vuole provare a occuparsi di questo: dell’equilibrio che può continuare a esistere oggi fra un’idea di trasformazione e quella di resistenza al mutamento.
Organizzazione del lavoro
Si discuteranno alcuni casi studio più o meno recenti, le cui cronache restituiscono i modi attraverso cui si è organizzato il dibattito intorno al rapporto storia/progetto.
A partire da un caso concreto, si metterà a punto un progetto, attraverso cui sperimentare le relazioni mai scontate che esistono tra il mestiere dell’architetto e il contesto all’interno del quale si trova ad operare

Alessandro ARMANDO - Michela ROSSO
Dialoghi di case: progettare la residenza

Sette lezioni imperniate su una scelta di architetture residenziali progettate e costruite dalla metà del Settecento all’inizio del XXI secolo, offrono lo spunto di altrettanti esercizi di lettura, narrazione e progettazione. Al centro di ciascuno di questi è una parola-chiave (Sorpresa, Ironia, Forma, Geometria, Concatenazione, Arbitrio...) assunta come attitudine progettuale prevalente e materiale di progetto.
Mentre la scelta esclusiva della tipologia residenziale consente di avviare una riflessione su un tema elementare e fondante della disciplina, i progetti di case che saranno illustrati sono stati scelti tra quelli paradigmatici all’interno dei singoli percorsi professionali dei progettisti così come nel panorama più vasto della storia dell’architettura contemporanea. Si tratta di architetture in cui si condensano con esemplare evidenza i principi di una poetica, architetture-manifesto, in cui le strategie progettuali proprie degli autori si traducono in scelte chiare (formali, distributive e/o tecnologiche) che si prestano a una lettura stratificata dell’oggetto architettonico, articolata nelle multiformi relazioni che esso intrattiene con la parabola professionale del singolo progettista, l’ambito materiale della sua produzione e il contesto culturale della sua ricezione critica.
Il lavoro progettuale prenderà le mosse da questi dialoghi tra case, cercando ogni volta di evidenziare uno o più aspetti che riguardano le strategie di costruzione di spazi e luoghi attraverso gli strumenti dell’architettura. Gli studenti saranno chiamati ad appropriarsi di questi progetti esemplari attraverso il ridisegno, la produzione di modelli, la riscrittura e la parafrasi progettuale. In questo quadro si tenterà di tracciare un arco di esperienze operative, di volta in volta focalizzate su dimensioni specifiche del progetto architettonico: il programma degli usi e dei valori, la distribuzione, la forma strutturale, la tecnologia, i rapporti con la morfologia urbana, i linguaggi.
Testi richiesti o raccomandati: letture, dispense, altro materiale didattico
Silvia GRON - Paolo CORNAGLIA
BUDAPEST, PROGETTARE A BELVAROS

• Dora Wiebenson, József Sisa (a cura di), The Architecture of Historic Hungary, MIT Press, Cambridge Mass. 1989.
• Marco Biraghi (a cura di), Béla Lajta, ornamento e modernità, Electa, Milano 1999.
• Paolo Cornaglia, Il padiglione ungherese di Emil Tory e Moric Pogany all’esposizione internazionale di Torino del 191, in "Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti", LII, 2000, pp. 247-261.
• Paolo Cornaglia, Una cartografia militare e una città dell’Ottocento: Pest, in Costanza Roggero, Elena Della piana, Guido Montanari (a cura di), Il patrimonio architettonico e ambientale. Scritti per Micaela Viglino, Celid, Torino 2007, pp. 48-51.
• Massimo Camasso, Silvia Gron, Elena Vigliocco, Leggere, costruire, trasformare. Appunti di composizione architettonica e urbana, Celid, Torino 2008
• Silvia Gron, Elena Vigliocco, Intersezione, più frammenti un unico soggetto. Intersection, Araba Fenice, Boves (CN) 2009
• Paolo Cornaglia, Su Budapest incombe il gigantismo di Norman Foster, in Il Giornale dell’Architettura, n. 87, settembre-ottobre 2010, p. 18.

Matteo ROBIGLIO - Carlo OLMO
UN LABORATORIO ....INESISTENTE

I materiali di studio e lavoro verranno prodotti dalla docenza e inseriti sul portale della didattica

Pierre Alain CROSET - Edoardo PICCOLI
LO SPAZIO DELL'ABITARE

La bibliografia tematica sarà illustrata nel corso delle lezioni.

Francesca CAMORALI - Andrea BRUNO

SPAZIO STORICO / SPAZIO DEL PROGETTO.
In mezzo sta il mestiere dell’architetto

Ci si confronterà intorno ad alcuni testi e articoli utili a inquadrare i temi trattati nel corso del lavoro di Atelier.


Michele BONINO - Filippo DE PIERI
PROGETTARE LA CITTA' ASIATICA: TEORIE E PRATICHE DELL'ARCHITETTURA CONTEMPORANEA (VISTE DA EST)

Si indica qui di seguito una bibliografia di riferimento, che sarà illustrata dai docenti del corso.

- Leonardo Benevolo, Storia della città orientale, Roma-Bari, Laterza, 1988;
- Mike Davis, Fear and Money in Dubai, "New Left Review", 41, 2006, pp. 47-68;
- Thomas J. Campanella, The Concrete Dragon. China’s Urban Revolution and What it Means for the World, New York, Princeton Architectural Press, 2008;
- Vittorio Gregotti, L’ultimo Hutong. Lavorare in architettura nella nuova Cina, Milano, Skira, 2009;
- Rem Koolhaas, Singapore Songlines, Macerata, Quodlibet, 2010;
- Alberto Bologna, Michele Bonino, Marco Bruno (a cura di), Seoul Steel Life, Macerata, Quodlibet, 2011;
- Peter G. Rowe, Emergent architectural territories in east Asian cities, Basilea, Birkhäuser, 2011.
- Augustin Berque, Du geste à la cité. Formes urbaines et lien social au Japon, Paris, Gallimard, 1993;
- Jinnai Hidenobu, Tokyo. A Spatial Anthropology, Berkeley, University of California Press, 1995;
- Yoshinobu Ashihara, L’ordine nascosto. Tokyo attraverso il ventesimo secolo, Roma, Gangemi, 1997;
- André Sorensen, The Making of Urban Japan. Cities and Planning from Edo to the Twenty-First Century, London, Routledge, 2002;
- Livio Sacchi, Tokyo-To. Architettura e città, Milano, Skira, 2004;
- Rem Koolhaas, Hans Ulrich Obrist, Project Japan: Metabolism Talks..., Köln, Taschen, 2011;
- Cathelijne Nuijsink, How to Make a Japanese House, Rotterdam, NAi Publishers, 2012.

Alessandro ARMANDO - Michela ROSSO
Dialoghi di case: progettare la residenza

Materiali e riferimenti bibliografici specifici saranno forniti di volta in volta, nel corso delle lezioni.
<
.
Orario delle lezioni
Statistiche superamento esami

Programma definitivo per l'A.A.2012/13
Indietro