PORTALE DELLA DIDATTICA

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Food Social Design

01DZVTU

A.A. 2023/24

Lingua dell'insegnamento

Italiano

Corsi di studio

Organizzazione dell'insegnamento
Didattica Ore
Lezioni 20
Esercitazioni in aula 40
Tutoraggio 40
Docenti
Docente Qualifica Settore h.Lez h.Es h.Lab h.Tut Anni incarico
Pagella Pietro
Food Social Design (Antropologia applicata al design)  
Docente esterno e/o collaboratore   15 15 0 0 2
Callegari Guido
Food Social Design (Cultura tecnologica della progettazione)
Professore Associato CEAR-08/C 15 15 0 0 2
Campagnaro Cristian
Food Social Design (Public interest design)
Professore Ordinario CEAR-08/D 20 0 0 0 2
Collaboratori
Espandi

Didattica
SSD CFU Attivita' formative Ambiti disciplinari
2023/24
Le questioni dell’accesso al cibo, dell’accessibilità e sostenibilità dei sistemi alimentari, tanto per le persone in condizione di marginalità, quanto per i contesti territoriali più fragili, sono inscindibili e influenzate dal complesso rapporto tra domini progettuali (prodotti, servizi, processi e sistemi), società, caratteristiche socioeconomiche e culturali dei contesti. Il laboratorio di “Food Social Design” coniuga le prospettive del Social Design e del Food Design. Mira a promuovere conoscenze, competenze e capacità specifiche di entrambi gli orientamenti disciplinari, le quali risultano strategiche per supportare progettualità che riguardano l’autonomia e l’educazione alimentare, l’insicurezza alimentare, il rapporto salute/cibo, la governance e le policy sul cibo. La locuzione “Food Social Design” fa riferimento a quelle progettualità che si rivolgono ai diversi fenomeni che intersecano le questioni sociali e alimentari della società. Il sostantivo Social rappresenta le conoscenze e gli approcci propri alla disciplina del Social Design, attenta ai bisogni degli individui, delle comunità e ai problemi sociali contemporanei, in ottica di favorire cambiamenti orientati al benessere collettivo. Il sostantivo Food rappresenta le conoscenze e gli approcci riferiti all’area del Food Design, nella quale il cibo, i sistemi e i servizi alimentari divengono soggetti e oggetti dei processi di progettazione. Il laboratorio di “Food Social Design” ha come obiettivo principale quello di preparare gli studenti a diventare progettisti attenti alle sfide dello sviluppo sostenibile e inclusivo di territori e società, maturando un approccio progettuale critico e consapevole delle diverse dimensioni del cibo, comprese quelle di tipo socioculturale. Si farà esperienza del progettare con consapevolezza, con capacità interpretativa, con sensibilità al contesto, ai bisogni, alle risorse e agli impatti prodotti. Il laboratorio di “Food Social Design” fornirà agli studenti nuove conoscenze e capacità utili ad affrontare, istruire e condurre progetti food-oriented coniugando la dimensione creativa a quella della sostenibilità economica, ambientale e sociale. Il laboratorio sarà, inoltre, occasione di esercizio e di applicazione di quanto appreso durante il percorso didattico già compiuto.
The issues of access to food and the accessibility and sustainability of food systems, both for marginalized people and for more fragile territorial contexts, are inextricably linked and influenced by the complex relationship between design domains (products, services, processes, and systems) society and the socio-economic and cultural characteristics of the contexts. The "Food Social Design" laboratory combines the perspectives of Social Design and Food Design; it aims to promote knowledge, skills, and competences that are both specific to disciplinary orientations and strategic to support projects related to autonomy and food education, the food insecurity, the relationship between health and food, governance and food policies. The term "Food Social Design" refers to those projects that address the various phenomena that intersect the social and food issues of society. The noun “Social” represents the knowledge and approaches specific to the discipline of Social Design, which is attentive to the needs of individuals, communities, and contemporary social problems, with the aim of promoting change towards collective well-being. The noun “Food” represents the knowledge and approaches related to the field of Food Design, where food, food systems and services become objects of the design processes. The main objective of the "Food Social Design" laboratory is to prepare students to become designers who are attentive to the challenges of sustainable and inclusive development of territories and societies, developing a critical and aware design approach to the different dimensions of food, including those of a socio-cultural nature. Students will experience the act of designing with awareness, interpretative skills, sensitivity to context, needs, resources, and the impacts produced. The Food Social Design laboratory will provide students with new knowledge and skills useful for developing, enabling, and conducting food-oriented projects by combining the creative dimension with that of economic, environmental, and social sustainability. The laboratory will also be an opportunity to practise and apply what has been learnt during the course already completed.
Al termine dell’insegnamento ci si aspetta che lo studente sia in grado di: conoscere e comprendere il significato del concetto di “Food Social Design” e dei principi delle discipline del Social Design e del Food Design che concorrono a definirlo; conoscere e comprendere i principi metodologici e teorici della progettazione per il sociale e per il cibo e delle dimensioni sociotecniche relative; conoscere le diverse fasi del ciclo progettuale, con particolare attenzione ai principi teorici e metodologici della progettazione inclusiva e partecipata, e ai processi multi-stakeholders; conoscere ed esercitare i vari strumenti di progettazione con particolare attenzione ai tools per: analisi di scenario, case study research, concept generation, sperimentazione e prototipazione, restituzione del progetto; maturare consapevolezza delle sfide sociali contemporanee rivolte ai temi alimentari, all’impatto sociale e la relativa responsabilità del progettista; riconoscere i diversi contesti di lavoro possibili (privato, terzo settore, pubblica amministrazione, agenzie di consulenza, università ed enti ricerca) e gli specifici ruoli, strumenti e linguaggi da adottare per ciascuno di essi; saper esplorare e comprendere le questioni teoriche proprie della letteratura di riferimento, con capacità critica e di collegamento trasversale tra contenuti; saper riconoscere e tenere in considerazione, nella scelta e implementazione di una tecnologia appropriata, le peculiarità culturali, sociali e ambientali del contesto analizzato; promuovere l’uso di tecnologie in una prospettiva di replicabilità, adeguatezza e accessibilità; saper applicare le conoscenze acquisite nella lettura del contesto e della domanda; saper applicare approcci progettuali specifici e necessari (posture e strumenti) in relazione alle sfide sociali da affrontare, agli attori e ai contesti di intervento.
Al termine dell’insegnamento ci si aspetta che lo studente sia in grado di: conoscere e comprendere il significato del concetto di “Food Social Design” e dei principi delle discipline del Social Design e del Food Design che concorrono a definirlo; conoscere e comprendere i principi metodologici e teorici della progettazione per il sociale e per il cibo e delle dimensioni sociotecniche relative; conoscere le diverse fasi del ciclo progettuale, con particolare attenzione ai principi teorici e metodologici della progettazione inclusiva e partecipata, e ai processi multi-stakeholders; conoscere ed esercitare i vari strumenti di progettazione con particolare attenzione ai tools per: analisi di scenario, case study research, concept generation, sperimentazione e prototipazione, restituzione del progetto; maturare consapevolezza delle sfide sociali contemporanee rivolte ai temi alimentari, all’impatto sociale e la relativa responsabilità del progettista; riconoscere i diversi contesti di lavoro possibili (privato, terzo settore, pubblica amministrazione, agenzie di consulenza, università ed enti ricerca) e gli specifici ruoli, strumenti e linguaggi da adottare per ciascuno di essi; saper esplorare e comprendere le questioni teoriche proprie della letteratura di riferimento, con capacità critica e di collegamento trasversale tra contenuti; saper riconoscere e tenere in considerazione, nella scelta e implementazione di una tecnologia appropriata, le peculiarità culturali, sociali e ambientali del contesto analizzato; promuovere l’uso di tecnologie in una prospettiva di replicabilità, adeguatezza e accessibilità; saper applicare le conoscenze acquisite nella lettura del contesto e della domanda; saper applicare approcci progettuali specifici e necessari (posture e strumenti) in relazione alle sfide sociali da affrontare, agli attori e ai contesti di intervento.
Ci si aspetta che lo studente sia in grado di affrontare l’esperienza del laboratorio di “Food Social Design” con le adeguate conoscenze metodologiche, culturali e terminologiche maturate durante il percorso di formazione sin d’ora seguito.
Ci si aspetta che lo studente sia in grado di affrontare l’esperienza del laboratorio di Food Social Design con le adeguate conoscenze metodologiche, culturali e terminologiche maturate durante il percorso di formazione sin d’ora seguito.
Il laboratorio di “Food Social Design” è strutturato su tre insegnamenti, ognuno dei quali prevede moduli teorici e moduli pratici. I contenuti dei singoli insegnamenti saranno erogati rispettivamente attraverso: lezioni teoriche, study visit e project work. Questi ultimi verranno condivisi dagli insegnamenti, a due a due, secondo questa organizzazione: Project Work 1 (Public Interest Design + Antropologia applicata al Design), Project Work 2 (Public Interest Design + Cultura Tecnologica della Progettazione), Project work 3 (Public Interest Design + partner territoriale di progetto). I tre insegnamenti erogati dal laboratorio di “Food Social Design” sono: - Public Interest Design (60h – 20h teoria, 40h esercitazione – 6 CFU) Il Public Interest Design è una pratica di progettazione partecipativa centrata sull'uomo e sui principi del Design per la sostenibilità ecologica, economica e sociale. Riguarda la progettazione di prodotti, ambienti e sistemi che affrontano questioni quali lo sviluppo economico e la conservazione dell’ambiente. I progetti di Public Interest Design si concentrano sul bene generale dei cittadini, delle comunità e dei territori adottando una prospettiva fondamentalmente collaborativa. Modulo teorico (20h) Durante il modulo teorico, studentesse e studenti, saranno accompagnati a maturare conoscenze relative alla progettazione “Public Interest”, attraverso lezioni teoriche e approfondimenti di case study research. Nello specifico si affronteranno le seguenti tematiche: il Social Design, i suoi principi, le aree di progetto; domini progettuali del Design; wicked Problems e sfide globali food-related tra sostenibilità e accessibilità; intersezione tra Food Design e Social Design; circular Economy For Food; la Povertà Alimentare e l’Insicurezza Alimentare; co-design, processi partecipativi, metodi di facilitazione; problem framing, sense-making, approcci riflessivi alla progettazione; principi e metodi di concept generation e prototipazione. Modulo di progetto (40h) Nella seconda parte dell’insegnamento, studentesse e studenti, parteciperanno a tre esercizi progettuali (Project Work). Essi intendono esercitare, nella dimensione pratica, la capacità di applicare le conoscenze acquisite durante i moduli teorici dei tre insegnamenti erogati. Nello specifico gli esercizi progettuali si svolgeranno attraverso una serie di fasi di progetto che prevedono: la traduzione del brief in una domanda di progetto; la costruzione dello scenario progettuale; la definizione del concept e delle linee guida per il progetto; lo sviluppo progettuale con attenzione alle esigenze delle classi di utenza d’uso, di gestione, di produzione e ambientale; la restituzione del progetto ai partner coinvolti. Il tutto mettendo in valore, sempre, le prospettive dell'Antropologia Culturale e della Cultura Tecnologica della Progettazione. Project work 1, in gruppo, condiviso con l'insegnamento di Cultura Tecnologica della Progettazione, erogabile attraverso attività di case study research. Project work 2, in gruppo, condiviso con l'insegnamento di Antropologia applicata al Design, erogabile attraverso una pratica di ricerca qualitativa. Project work 3, in gruppo, erogabile attraverso un'esercitazione progettuale in collaborazione con una realtà del territorio. - Antropologia applicata al Design (30 h – 3CFU) L’Antropologia Culturale è una scienza sociale che indaga le culture e le società umane con un approccio di analisi qualitativa, esplorando le istituzioni sociali, le conoscenze, i valori e le credenze, le pratiche quotidiane, gli oggetti, l’arte e i manufatti, gli stili di vita, ecc. Essendo il Design una disciplina che contribuisce attivamente a costruire e dare forma alla realtà sociale, l’Antropologia Culturale può offrire un contributo prezioso agli studenti per riflettere sulle implicazioni socioculturali dell’azione progettuale. In quanto disciplina con una vocazione per le differenze e scienza critica - volta a riconoscere come ciò che ci sembra “naturale” sia in realtà frutto di processi storici, sociali e culturali - può infatti favorire lo sviluppo di uno sguardo aperto e creativo, che non assolutizza un singolo punto di vista. La parte teorica dell'insegnamento è dedicata a introdurre alcune delle riflessioni principali dell’Antropologia Culturale, tra le quali l’etnocentrismo, il rapporto tra natura e cultura, tra “noi e gli altri”, la cultura materiale e il concetto di stigma. Particolare attenzione sarà posta a temi di maggior interesse per il “Food Social Design”, derivanti dagli studi di antropologia dell’alimentazione quali il consumo, il dono, le rappresentazioni e pratiche culturali legate al cibo. Saranno inoltre approfonditi gli strumenti e i metodi che caratterizzano la ricerca antropologica. La parte pratica dell’insegnamento prevede un’esercitazione in cui studenti e studentesse, divisi per gruppi, saranno invitati a utilizzare gli strumenti e i metodi della ricerca antropologica andando a costruire una ricerca qualitativa su un caso studio specifico scelto in accordo con il corso di Public Interest Design. - Cultura Tecnologica della Progettazione (30h – 3CFU) La Cultura Tecnologica è un insieme di conoscenze che concernono l’analisi e la previsione dell’impatto che la tecnologia, vista come espressione globale di una cultura - spirituale e materiale - ha oggi e avrà domani sulla vita dell’uomo (individuo e società) in relazione all’ambiente fisico e biologico. Nella locuzione “Cultura Tecnologica della Progettazione” il sostantivo “Cultura” fa riferimento alla produzione di una collettività definita nel tempo e nello spazio e richiama il processo di sedimentazione delle conoscenze teoriche e operative. L’aggettivo “Tecnologica” si riferisce invece, a quell’insieme di tecniche basate sulla comprensione e lo sfruttamento di fenomeni naturali per l’utilità dell’uomo. La disciplina comprende in sé la storia dell’evoluzione del rapporto tra tecnologia e cultura che si codifica in una determinata “cultura di progetto”. L’insegnamento fornisce strumenti concettuali, metodologici e tecnici per affrontare il progetto nelle fasi diverse fasi dall’ ideazione allo sviluppo. La “Cultura Tecnologica della Progettazione” riguarda la conoscenza e l’utilizzo della Teoria esigenziale-prestazionale nonché la comprensione della fattibilità e appropriatezza tecnologica dei progetti e delle relazioni che intercorrono con i contesti culturali, ambientali e produttivi. Nell’ambito del corso sono presentate e analizzate le principali forme di tecnologia appropriata finalizzate a soddisfare i bisogni fondamentali di tutte le persone, specialmente in comunità e territori marginali, sotto-serviti o svantaggiati. Sono forniti gli strumenti di base per comprendere e sviluppare tecnologie appropriate, semplici, di piccola scala, energeticamente efficienti, ecocompatibili e controllate dalle comunità locali: tecnologie in grado di migliorare il benessere dei cittadini di un territorio in un’ottica di inclusività, coesione sociale e sostenibilità ambientale. La parte teorica dell'insegnamento mette in evidenza gli aspetti tecnologici del progetto e intende fornire la conoscenza di metodi e strumenti necessari alla comprensione della fattibilità degli oggetti d'uso e delle relazioni che intercorrono con i contesti culturali, ambientali e produttivi. La parte pratica dell’insegnamento prevede un’esercitazione in cui studenti e studentesse, divisi per gruppi, saranno invitati a utilizzare gli strumenti e i metodi affrontati nel corso per sviluppare una ricerca qualitativa su un caso studio specifico scelto in accordo con l'insegnamento di Public Interest Design.
I tre insegnamenti che compongono il laboratorio di Food Social Design sono tutti organizzati sia in moduli teorici sia in moduli pratici. I contenuti di singoli insegnamenti saranno erogati rispettivamente attraverso: lezioni teoriche e project work. Questi ultimi verranno condivisi dagli insegnamenti, due a due, I tre insegnamenti erogati dal laboratorio di Food Social Design sono: Public Interest Design (60h) Il Public Interest Design è una pratica di progettazione centrata sull'uomo e partecipativa tendente al design sostenibile e che include questioni ecologiche, economiche e sociali e che riguarda la progettazione di prodotti, strutture e sistemi che affrontano questioni come lo sviluppo economico e la conservazione dell'ambiente. I progetti di Public Interest Design si concentrano sul bene generale dei cittadini, delle comunità e dei territori e con una prospettiva fondamentalmente collaborativa. Modulo teorico Project Work 1 (PID + Antr), Project Work 2 (PID + Cult), Project work 3 (con realtà progettuale) Antropologia applicata al Design (30 h) Riguarda la conoscenza e l’utilizzo di temi e strumenti della ricerca sociale qualitativa a supporto del progetto Cultura tecnologica della progettazione (30h) Riguarda la conoscenza e l’utilizzo della Teoria esigenziale-prestazionale nonché la comprensione della fattibilità e appropriatezza tecnologica dei progetti e delle relazioni che intercorrono con i contesti culturali, ambientali e produttivi.
Il laboratorio “Food Social Design” beneficia del contributo congiunto dei tre insegnamenti presenti: Public Interest Design, Antropologia Applicata al Design, Cultura Tecnologica della Progettazione. Ogni insegnamento prevede: - Contributi teorici condivisi con gli studenti mediante lezioni in presenza e visite studio;. - Esercitazioni volte ad incoraggiare il pensiero critico e quello creativo relativamente agli argomenti trattati nelle lezioni. Gli avanzamenti delle esercitazioni saranno oggetto di revisioni in presenza.
Il laboratorio “Food Social Design” beneficia del contributo congiunto dei tre insegnamenti presenti: Public Interest Design, Antropologia Applicata al Design, Cultura Tecnologica della Progettazione. Ogni insegnamento prevede: - Contributi teorici condivisi con gli studenti mediante lezioni in presenza e visite studio;. - Esercitazioni volte ad incoraggiare il pensiero critico e quello creativo relativamente agli argomenti trattati nelle lezioni. Gli avanzamenti delle esercitazioni saranno oggetto di revisioni in presenza.
Sintesi degli argomenti trattati, copia delle slide e altro materiale impiegato durante le lezioni (in formati cartacei e digitali), nonché documenti utili all'organizzazione complessiva delle attività didattiche, saranno disponibili sul portale della didattica o messi a disposizione del corpo studentesco partecipante al corso. Public Interest Design Associazione per il Disegno Industriale. (2015). ‘Adi Food Design Manifesto', Commissione Tematica ADI Food Design, 8–9. Bassi, A. (2015). Food Design in Italia. Progetto e comunicazione del prodotto alimentare Electa Architettura, Milano. BCFN, & MUFPP. (2018). Food and Cities. Il ruolo delle città nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. https://www.fondazionebarilla.com/publications/cibo-e-citta/ Bordewijk, M., & Schifferstein, H. N. J. (2019). ‘The specifics of food design: Insights from professional design practice’. In: International Journal of Food Design, 4(2), 101–138. Bottiglieri, M., Pettenati, G., & Toldo, A. (2017). Turin Food Policy Buone pratiche e prospettive, FrancoAngeli, Milano. https://series.francoangeli.it/index.php/oa/catalog/book/232 Buchanan, R. (1992). ‘Wicked Problems in Design Thinking’. In: Design Issues, 8 (2) pp. 5-21. Campagnaro, C., Ceraolo, S. (2022). Ai margini. Un'antologia di social design, PRIMP, Torino. https://iris.polito.it/retrieve/handle/11583/2971867/619818 Campagnaro, C., Curtabbi, G., & Passaro, R. (2023). ‘Alimenta: a design-led systemic action against homelessness-related food poverty’. In: IJFD. (in pubblicazione) Celaschi, F., Deserti, A., (2007). Design e Innovazione. Strumenti e pratiche per la ricerca applicata, Carocci, Roma. Ellen MacArthur Foundation (2019). Cities and circular economy for food. https://ellenmacarthurfoundation.org/cities-and-circular-economy-for-food Fassio, F., & Minotti, B. (2019). ‘Circular economy for food policy: The case of the RePoPP project in the City of Turin (Italy)’. In: Sustainability (Switzerland), 11(21), 1–17. Fassio, F., & Tecco, N. (2019). Circular Economy for Food. Materia, energia e conoscenza in circolo, Edizioni Ambiente, Milano. Frankel, L., & Racine, M. (2010). ‘The Complex Field of Research: for Design, through Design, and about Design’. In: Durling, D., Bousbaci, R., Chen, L, Gauthier, P., Poldma, T., Roworth-Stokes, S. and Stolterman, E (eds.), Design and Complexity - DRS International Conference 2010, 7-9 July, Montreal, Canada. Jones, P.H. & G.K. Van Patter (2009). ‘Design 1.0, 2.0, 3.0, 4.0: The rise of visual sensemaking’, NextDesign Leadership Institute. Manzini, E. (2008). Collaborative organisations and enabling solutions. Social innovation and design for sustainability, Edizioni Polidesign, Milano. https://www.strategicdesignscenarios.net/wp-content/uploads/2012/05/EMUDE_Collaborative-Services.pdf Meroni, A., Selloni, D., & Rossi, M. (2018). Massive Codesign - A Proposal for a Collaborative Design Framework, FrancoAngeli, Milano. https://re.public.polimi.it/retrieve/handle/11311/1049832/273955/MASSIVE_CODESIGN_MERONI_SELLONI_ROSSI.pdf Papanek, V. (1971). Design for the Real World: Human Ecology and Social Change, Pantheon Books, New York. Passaro, R. (2023). Food Social Design. Design contro la Povertà Alimentare. (PhD thesis) Passaro, R., Campagnaro, C., & Curtabbi, G. (2021). Design against Food Poverty. In: Revista Latinoamericana de Food Design, 1(2), 427–451. Stummerer, S., & Hablesreiter, M. (2010). Food Design XL, Springer Verlag, Vienna. Tromp, N., & Vial, S. (2022). ‘Five components of social design: A unified framework to support research and practice’. In: Design Journal, 0(0), 1–19. Tonkinwise, C. (2015). ‘Is Social Design a Thing?’ https://www.academia.edu/11623054/Is_Social_Design_a_Thing Wrigley, C., & Ramsey, R. (2016). ‘Emotional food design: From designing food products to designing food systems’. In: International Journal of Food Design, 1(1), 11–28. https://doi.org/10.1386/ijfd.1.1.11_1 Zampollo, F. (2016). ‘Welcome to food design’. In: International Journal of Food Design, 1(1), 3–10. https://doi.org/10.1386/ijfd.1.1.3_2 Antropologia Applicata al Design De Sardan, J-P. O. (2009). “La politica del campo. Sulla produzione di dati in antropologia”. In: F. Cappelletto (ed.), Vivere l’etnografia, SEID Editori, Firenze. Grasseni, C. (2013). ‘La patrimonializzazione del cibo. Prospettive critiche e convergenze “sul campo”’. In: Luigi M. Lombardi Satriani (ed.), VOCI, 10 (1), 2013, Pellegrini Editore, Cosenza. https://www.t-erre.org/files/file/voci_2013.comp.pdf#page=79 Koensler, A., & Meloni, P. (2019). Antropologia dell’alimentazione. Produzione, consumo, movimenti sociali, Carocci Editore, Roma. Lai, F. (2017). Antropologia del cibo nella fiction. Rappresentazioni del cibo nelle narrazioni cinematografiche e televisive, Pàtron Editore, Bologna. Semi, G. (2010). L’osservazione partecipante. Una guida pratica, Il mulino, Bologna. Cultura Tecnologica della Progettazione Ciribini G. (1984). Tecnologia e progetto, Celid, Torino. Munari B. (1985). Da cosa nasce cosa. Appunti per una metodologia progettuale, Laterza, Bari. De Bono N. (1997). Il pensiero laterale, BUR Rizzoli, Milano. Burdek B. E. (2008). Design, Storia, teoria e prassi del disegno industriale, Gangemi, Napoli. Trabucco F. (2015). Design, Bollati Boringhieri, Torino. Floridi L. (2017). La quarta rivoluzione. Come l'infosfera sta trasformando il mondo, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Sintesi degli argomenti trattati, copia delle slide e altro materiale impiegato durante le lezioni (in formati cartacei e digitali), nonché documenti utili all'organizzazione complessiva delle attività didattiche, saranno disponibili sul portale della didattica o messi a disposizione del corpo studentesco partecipante al corso. Public Interest Design Associazione per il Disegno Industriale. (2015). ‘Adi Food Design Manifesto', Commissione Tematica ADI Food Design, 8–9. Bassi, A. (2015). Food Design in Italia. Progetto e comunicazione del prodotto alimentare Electa Architettura, Milano. BCFN, & MUFPP. (2018). Food and Cities. Il ruolo delle città nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. https://www.fondazionebarilla.com/publications/cibo-e-citta/ Bordewijk, M., & Schifferstein, H. N. J. (2019). ‘The specifics of food design: Insights from professional design practice’. In: International Journal of Food Design, 4(2), 101–138. Bottiglieri, M., Pettenati, G., & Toldo, A. (2017). Turin Food Policy Buone pratiche e prospettive, FrancoAngeli, Milano. https://series.francoangeli.it/index.php/oa/catalog/book/232 Buchanan, R. (1992). ‘Wicked Problems in Design Thinking’. In: Design Issues, 8 (2) pp. 5-21. Campagnaro, C., Ceraolo, S. (2022). Ai margini. Un'antologia di social design, PRIMP, Torino. https://iris.polito.it/retrieve/handle/11583/2971867/619818 Campagnaro, C., Curtabbi, G., & Passaro, R. (2023). ‘Alimenta: a design-led systemic action against homelessness-related food poverty’. In: IJFD. (in pubblicazione) Celaschi, F., Deserti, A., (2007). Design e Innovazione. Strumenti e pratiche per la ricerca applicata, Carocci, Roma. Ellen MacArthur Foundation (2019). Cities and circular economy for food. https://ellenmacarthurfoundation.org/cities-and-circular-economy-for-food Fassio, F., & Minotti, B. (2019). ‘Circular economy for food policy: The case of the RePoPP project in the City of Turin (Italy)’. In: Sustainability (Switzerland), 11(21), 1–17. Fassio, F., & Tecco, N. (2019). Circular Economy for Food. Materia, energia e conoscenza in circolo, Edizioni Ambiente, Milano. Frankel, L., & Racine, M. (2010). ‘The Complex Field of Research: for Design, through Design, and about Design’. In: Durling, D., Bousbaci, R., Chen, L, Gauthier, P., Poldma, T., Roworth-Stokes, S. and Stolterman, E (eds.), Design and Complexity - DRS International Conference 2010, 7-9 July, Montreal, Canada. Jones, P.H. & G.K. Van Patter (2009). ‘Design 1.0, 2.0, 3.0, 4.0: The rise of visual sensemaking’, NextDesign Leadership Institute. Manzini, E. (2008). Collaborative organisations and enabling solutions. Social innovation and design for sustainability, Edizioni Polidesign, Milano. https://www.strategicdesignscenarios.net/wp-content/uploads/2012/05/EMUDE_Collaborative-Services.pdf Meroni, A., Selloni, D., & Rossi, M. (2018). Massive Codesign - A Proposal for a Collaborative Design Framework, FrancoAngeli, Milano. https://re.public.polimi.it/retrieve/handle/11311/1049832/273955/MASSIVE_CODESIGN_MERONI_SELLONI_ROSSI.pdf Papanek, V. (1971). Design for the Real World: Human Ecology and Social Change, Pantheon Books, New York. Passaro, R. (2023). Food Social Design. Design contro la Povertà Alimentare. (PhD thesis) Passaro, R., Campagnaro, C., & Curtabbi, G. (2021). Design against Food Poverty. In: Revista Latinoamericana de Food Design, 1(2), 427–451. Stummerer, S., & Hablesreiter, M. (2010). Food Design XL, Springer Verlag, Vienna. Tromp, N., & Vial, S. (2022). ‘Five components of social design: A unified framework to support research and practice’. In: Design Journal, 0(0), 1–19. Tonkinwise, C. (2015). ‘Is Social Design a Thing?’ https://www.academia.edu/11623054/Is_Social_Design_a_Thing Wrigley, C., & Ramsey, R. (2016). ‘Emotional food design: From designing food products to designing food systems’. In: International Journal of Food Design, 1(1), 11–28. https://doi.org/10.1386/ijfd.1.1.11_1 Zampollo, F. (2016). ‘Welcome to food design’. In: International Journal of Food Design, 1(1), 3–10. https://doi.org/10.1386/ijfd.1.1.3_2 Antropologia Applicata al Design De Sardan, J-P. O. (2009). “La politica del campo. Sulla produzione di dati in antropologia”. In: F. Cappelletto (ed.), Vivere l’etnografia, SEID Editori, Firenze. Grasseni, C. (2013). ‘La patrimonializzazione del cibo. Prospettive critiche e convergenze “sul campo”’. In: Luigi M. Lombardi Satriani (ed.), VOCI, 10 (1), 2013, Pellegrini Editore, Cosenza. https://www.t-erre.org/files/file/voci_2013.comp.pdf#page=79 Koensler, A., & Meloni, P. (2019). Antropologia dell’alimentazione. Produzione, consumo, movimenti sociali, Carocci Editore, Roma. Lai, F. (2017). Antropologia del cibo nella fiction. Rappresentazioni del cibo nelle narrazioni cinematografiche e televisive, Pàtron Editore, Bologna. Semi, G. (2010). L’osservazione partecipante. Una guida pratica, Il mulino, Bologna. Cultura Tecnologica della Progettazione Ciribini G. (1984). Tecnologia e progetto, Celid, Torino. Munari B. (1985). Da cosa nasce cosa. Appunti per una metodologia progettuale, Laterza, Bari. De Bono N. (1997). Il pensiero laterale, BUR Rizzoli, Milano. Burdek B. E. (2008). Design, Storia, teoria e prassi del disegno industriale, Gangemi, Napoli. Trabucco F. (2015). Design, Bollati Boringhieri, Torino. Floridi L. (2017). La quarta rivoluzione. Come l'infosfera sta trasformando il mondo, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Slides; Dispense;
Lecture slides; Lecture notes;
Modalità di esame: Prova scritta (in aula); Prova orale obbligatoria; Elaborato grafico prodotto in gruppo;
Exam: Written test; Compulsory oral exam; Group graphic design project;
... Il laboratorio richiede un'assidua frequenza, anche in considerazione del giudizio finale che sarà espresso con un unico voto d'esame, esito della media ponderata delle valutazioni delle tre discipline che costituiscono il laboratorio. Le attività svolte saranno monitorate attraverso valutazioni mono-disciplinari e seminariali. Le prove d’esame, oltre a verificare conoscenze metodologiche, capacità progettuali e critiche e la comprensione degli argomenti trattati, si pongono l’obiettivo di saggiare la consapevolezza professionale, etica, sociale del designer in formazione. Verranno valutate capacità quali: analisi e interpretazione del contesto; capacità decisionali; lavorare in collaborazione con competenze disciplinari diverse; comprendere e gestire le relazioni sensoriali tra mente e artefatti; riconoscere e utilizzare temi e strumenti della ricerca sociale qualitativa. La capacità di presentare con chiarezza ed efficacia e di discutere le scelte compiute e i progetti sviluppati viene considerata elemento rilevante della formazione che il laboratorio promuovere presso gli studenti, in quanto componente indispensabile nei processi che accompagnano la definizione ed attuazione di programmi di progetto complessi. Le esercitazioni (Project Work) sono svolte dagli studenti divisi in gruppi. Il giudizio per ciascuno studente e studentessa sarà individuale ed espresso con unico voto la cui media ponderata di voti dei singoli insegnamenti e sarà definita come segue: Public Interest Design (50% del voto finale del laboratorio) Antropologia Applicata al Design (25% del voto finale del laboratorio) Cultura Tecnologica della Progettazione (25% del voto finale del laboratorio) Anche la partecipazione individuale alle lezioni, alle esercitazioni e ai momenti di presentazione sarà oggetto di valutazione. La valutazione finale del laboratorio, individuale per ogni studente e studentessa, verrà assegnata al termine dell'esame orale dell'insegnamento di Public Interest Design, il quale potrà essere sostenuto successivamente all’ottenimento delle valutazioni, almeno sufficienti (18/30) di Antropologia Applicata al Design e Cultura Tecnologica della Progettazione. Le valutazioni per tutti gli insegnamenti del laboratorio e il voto complessivo del laboratorio stesso sono espresse in trentesimi. Per ciascuno degli insegnamenti è richiesta una votazione minima di 18/30. Il voto massimo è 30 e Lode. In particolare: Per ANTROPOLIGIA APPLICATA AL DESIGN (3CFU) l’esame prevede due parti. 1. Una prova scritta individuale, in aula, della durata di 60 minuti composta di domande aperte volte all’accertamento dell’acquisizione dei contenuti proposti durante le lezioni: libri di testo indicati, argomenti discussi a lezione, altri eventuali testi forniti. L’esame si svolgerà in aula, su fogli bianchi sotto la sorveglianza dei docenti. Il voto è espresso in trentesimi e vale il 40% del voto finale del modulo. 2. Una prova orale di gruppo in cui dovranno essere presentati gli esiti dell’esercitazione pratica realizzata dal gruppo durante l'insegnamento in collaborazione con l’insegnamento di Public Interest Design. La prova orale valuta la capacità di utilizzare strumenti e concetti antropologici in riferimento al caso di ricerca scelto per l’esercitazione, nonché la capacità di sistematizzazione e comunicazione dei risultati di ricerca. In presenza, in aula, ogni gruppo presenterà l’esercitazione e riceverà una valutazione collettiva valida per ognuno dei componenti. La valutazione è espressa in trentesimi e vale il 60% del voto finale del modulo per ogni singolo componente. Il voto finale dell’insegnamento di Antropologia Applicata al Design sarà espresso in trentesimi ed è il risultato della media tra la valutazione della prova scritta individuale (40% del voto finale) e la valutazione della prova orale di gruppo (60% del voto finale). La valutazione complessiva terrà conto anche del grado di partecipazione e frequenza durante lo svolgimento dell’insegnamento. Questa potrà influire nell’approssimazione in eccesso o in difetto della media del voto finale. I risultati delle prove scritte e orali vengono comunicati sul portale della didattica, insieme alla data entro cui gli studenti possono chiedere chiarimenti. Per CULTURA TECNOLOGICA DELLA PROGETTAZIONE (3CFU) l’esame sarà strutturato in due parti: 1. Una prova scritta individuale, in aula, della durata di 60 minuti composta di domande aperte volte all’accertamento dell’acquisizione dei contenuti proposti durante le lezioni: libri di testo indicati, argomenti affrontati nel corso delle lezioni, altri eventuali testi forniti. L’esame si svolgerà in aula sotto la sorveglianza dei docenti. Il voto è espresso in trentesimi e vale il 40% del voto finale del modulo. 2. Una prova orale di gruppo, della durata di circa 20 minuti, in cui dovranno essere presentati gli esiti dell’esercitazione di gruppo realizzata durante l'insegnamento in collaborazione con l’insegnamento di Public Interest Design. La prova orale tenderà ad accertare la capacità degli studenti e studentesse di utilizzare strumenti sperimentati e concetti illustrati nell’ambito del corso con riferimento al caso di ricerca scelto per l’esercitazione, nonché la capacità di sistematizzazione e comunicazione dei risultati di ricerca. Nel corso del colloquio in aula, ogni gruppo presenterà l’esercitazione e riceverà una valutazione collettiva valida per ognuno dei componenti. La valutazione è espressa in trentesimi e vale il 60% del voto finale del modulo per ogni singolo componente. l voto finale dell’insegnamento di Cultura Tecnologica della Progettazione sarà espresso in trentesimi, sarà il risultato della media tra la valutazione della prova scritta individuale (40% del voto finale) e la valutazione della prova orale di gruppo (60% del voto finale). Questa potrà influire nell’approssimazione in eccesso o in difetto della media del voto finale. I risultati delle prove scritte e orali vengono comunicati sul portale della didattica, insieme alla data entro cui gli studenti possono chiedere chiarimenti. Per PUBLIC INTEREST DESIGN (6 CFU) l’esame sarà strutturato come segue: Un colloquio orale della durata di 30 minuti. Esso avverrà in presenza, in aula. Durante il colloquio studentesse e studenti presentano le esercitazioni progettuali svolte durante l’anno, mediante l’uso dei diversi elaborati di rappresentazione del progetto, concordati nel corso dell’anno in base al tema progettuale. Il colloquio verrà svolto in gruppo ma studentesse e studenti saranno chiamati a dare conto delle scelte progettuali svolte e dei risultati ottenuti in termini di contenuti, funzione e forma. Il colloquio prevede: - La discussione di argomenti descrittivi e critici del progetto. Necessario al superamento dell’esame è un corretto utilizzo della terminologia e una chiara e sintetica esposizione che illustri i collegamenti logici tra i diversi aspetti considerati per il progetto. La valutazione è espressa in trentesimi e vale il 60% del voto finale del modulo per ogni singolo componente. - Due domande per ogni componente del gruppo volte all’accertamento dei contenuti teorico-metodologici proposti durante le lezioni. La valutazione è espressa in trentesimi e vale il 40% del voto finale del modulo per ogni singolo componente.
Gli studenti e le studentesse con disabilità o con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), oltre alla segnalazione tramite procedura informatizzata, sono invitati a comunicare anche direttamente al/la docente titolare dell'insegnamento, con un preavviso non inferiore ad una settimana dall'avvio della sessione d'esame, gli strumenti compensativi concordati con l'Unità Special Needs, al fine di permettere al/la docente la declinazione più idonea in riferimento alla specifica tipologia di esame.
Exam: Written test; Compulsory oral exam; Group graphic design project;
Il laboratorio richiede un'assidua frequenza, anche in considerazione del giudizio finale che sarà espresso con un unico voto d'esame, esito della media ponderata delle valutazioni delle tre discipline che costituiscono il laboratorio. Le attività svolte saranno monitorate attraverso valutazioni mono-disciplinari e seminariali. Le prove d’esame, oltre a verificare conoscenze metodologiche, capacità progettuali e critiche e la comprensione degli argomenti trattati, si pongono l’obiettivo di saggiare la consapevolezza professionale, etica, sociale del designer in formazione. Verranno valutate capacità quali: analisi e interpretazione del contesto; capacità decisionali; lavorare in collaborazione con competenze disciplinari diverse; comprendere e gestire le relazioni sensoriali tra mente e artefatti; riconoscere e utilizzare temi e strumenti della ricerca sociale qualitativa. La capacità di presentare con chiarezza ed efficacia e di discutere le scelte compiute e i progetti sviluppati viene considerata elemento rilevante della formazione che il laboratorio promuovere presso gli studenti, in quanto componente indispensabile nei processi che accompagnano la definizione ed attuazione di programmi di progetto complessi. Le esercitazioni (Project Work) sono svolte dagli studenti divisi in gruppi. Il giudizio per ciascuno studente e studentessa sarà individuale ed espresso con unico voto la cui media ponderata di voti dei singoli insegnamenti e sarà definita come segue: Public Interest Design (50% del voto finale del laboratorio) Antropologia Applicata al Design (25% del voto finale del laboratorio) Cultura Tecnologica della Progettazione (25% del voto finale del laboratorio) Anche la partecipazione individuale alle lezioni, alle esercitazioni e ai momenti di presentazione sarà oggetto di valutazione. La valutazione finale del laboratorio, individuale per ogni studente e studentessa, verrà assegnata al termine dell'esame orale dell'insegnamento di Public Interest Design, il quale potrà essere sostenuto successivamente all’ottenimento delle valutazioni, almeno sufficienti (18/30) di Antropologia Applicata al Design e Cultura Tecnologica della Progettazione. Le valutazioni per tutti gli insegnamenti del laboratorio e il voto complessivo del laboratorio stesso sono espresse in trentesimi. Per ciascuno degli insegnamenti è richiesta una votazione minima di 18/30. Il voto massimo è 30 e Lode. In particolare: Per ANTROPOLIGIA APPLICATA AL DESIGN (3CFU) l’esame prevede due parti. 1. Una prova scritta individuale, in aula, della durata di 60 minuti composta di domande aperte volte all’accertamento dell’acquisizione dei contenuti proposti durante le lezioni: libri di testo indicati, argomenti discussi a lezione, altri eventuali testi forniti. L’esame si svolgerà in aula, su fogli bianchi sotto la sorveglianza dei docenti. Il voto è espresso in trentesimi e vale il 40% del voto finale del modulo. 2. Una prova orale di gruppo in cui dovranno essere presentati gli esiti dell’esercitazione pratica realizzata dal gruppo durante l'insegnamento in collaborazione con l’insegnamento di Public Interest Design. La prova orale valuta la capacità di utilizzare strumenti e concetti antropologici in riferimento al caso di ricerca scelto per l’esercitazione, nonché la capacità di sistematizzazione e comunicazione dei risultati di ricerca. In presenza, in aula, ogni gruppo presenterà l’esercitazione e riceverà una valutazione collettiva valida per ognuno dei componenti. La valutazione è espressa in trentesimi e vale il 60% del voto finale del modulo per ogni singolo componente. Il voto finale dell’insegnamento di Antropologia Applicata al Design sarà espresso in trentesimi ed è il risultato della media tra la valutazione della prova scritta individuale (40% del voto finale) e la valutazione della prova orale di gruppo (60% del voto finale). La valutazione complessiva terrà conto anche del grado di partecipazione e frequenza durante lo svolgimento dell’insegnamento. Questa potrà influire nell’approssimazione in eccesso o in difetto della media del voto finale. I risultati delle prove scritte e orali vengono comunicati sul portale della didattica, insieme alla data entro cui gli studenti possono chiedere chiarimenti. Per CULTURA TECNOLOGICA DELLA PROGETTAZIONE (3CFU) l’esame sarà strutturato in due parti: 1. Una prova scritta individuale, in aula, della durata di 60 minuti composta di domande aperte volte all’accertamento dell’acquisizione dei contenuti proposti durante le lezioni: libri di testo indicati, argomenti affrontati nel corso delle lezioni, altri eventuali testi forniti. L’esame si svolgerà in aula sotto la sorveglianza dei docenti. Il voto è espresso in trentesimi e vale il 40% del voto finale del modulo. 2. Una prova orale di gruppo, della durata di circa 20 minuti, in cui dovranno essere presentati gli esiti dell’esercitazione di gruppo realizzata durante l'insegnamento in collaborazione con l’insegnamento di Public Interest Design. La prova orale tenderà ad accertare la capacità degli studenti e studentesse di utilizzare strumenti sperimentati e concetti illustrati nell’ambito del corso con riferimento al caso di ricerca scelto per l’esercitazione, nonché la capacità di sistematizzazione e comunicazione dei risultati di ricerca. Nel corso del colloquio in aula, ogni gruppo presenterà l’esercitazione e riceverà una valutazione collettiva valida per ognuno dei componenti. La valutazione è espressa in trentesimi e vale il 60% del voto finale del modulo per ogni singolo componente. l voto finale dell’insegnamento di Cultura Tecnologica della Progettazione sarà espresso in trentesimi, sarà il risultato della media tra la valutazione della prova scritta individuale (40% del voto finale) e la valutazione della prova orale di gruppo (60% del voto finale). Questa potrà influire nell’approssimazione in eccesso o in difetto della media del voto finale. I risultati delle prove scritte e orali vengono comunicati sul portale della didattica, insieme alla data entro cui gli studenti possono chiedere chiarimenti. Per PUBLIC INTEREST DESIGN (6 CFU) l’esame sarà strutturato come segue: Un colloquio orale della durata di 30 minuti. Esso avverrà in presenza, in aula. Durante il colloquio studentesse e studenti presentano le esercitazioni progettuali svolte durante l’anno, mediante l’uso dei diversi elaborati di rappresentazione del progetto, concordati nel corso dell’anno in base al tema progettuale. Il colloquio verrà svolto in gruppo ma studentesse e studenti saranno chiamati a dare conto delle scelte progettuali svolte e dei risultati ottenuti in termini di contenuti, funzione e forma. Il colloquio prevede: - La discussione di argomenti descrittivi e critici del progetto. Necessario al superamento dell’esame è un corretto utilizzo della terminologia e una chiara e sintetica esposizione che illustri i collegamenti logici tra i diversi aspetti considerati per il progetto. La valutazione è espressa in trentesimi e vale il 60% del voto finale del modulo per ogni singolo componente. - Due domande per ogni componente del gruppo volte all’accertamento dei contenuti teorico-metodologici proposti durante le lezioni. La valutazione è espressa in trentesimi e vale il 40% del voto finale del modulo per ogni singolo componente.
In addition to the message sent by the online system, students with disabilities or Specific Learning Disorders (SLD) are invited to directly inform the professor in charge of the course about the special arrangements for the exam that have been agreed with the Special Needs Unit. The professor has to be informed at least one week before the beginning of the examination session in order to provide students with the most suitable arrangements for each specific type of exam.
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