Ancora oggi l'accesso delle donne alle professioni tecnico-scientifiche
è limitato: una carriera in questi settori resta ancora appannaggio maschile.
Questo divario è spesso dovuto alla persistenza di pregiudizi che vorrebbero le donne più portate,
per natura, a professioni nel settore educativo o di assistenza alla persona piuttosto che a quelle
in ambito tecnico-scientifico. Questi stereotipi finiscono con l' influenzare le ragazze al momento
della scelta del tipo di studi da seguire dissuadendole dall'intraprendere quei percorsi che, come
quelli legati alle carriere scientifiche, le porterebbero verso professioni ritenute non adatte a loro.
Ciò comporta che nei corsi tecnico-scientifici ,soprattutto quelli connessi all'area
dell'ingegneria, si continui a registrare un tasso di presenza femminile che, seppur aumentato
rispetto agli inizi degli anni 90, si colloca ancora su valori particolarmente contenuti (circa il
17% a livello nazionale).
Eppure varie ricerche dimostrano che le studentesse in
materie scientifiche si laureano con ottimi risultati, confermando quindi di non
avere particolari problemi ad affrontare questo tipo di studi. E anche nel mondo del lavoro, quelle
qualità largamente presenti nella sfera femminile, quali sensibilità, creatività, capacità di collaborazione
rappresentano doti sempre più utili e apprezzate anche in un contesto, come quello delle professioni
tecnico-scientifiche, dove prevalgono la razionalità, il pragmatismo e la competizione.
Per
aumentare la presenza femminile nei corsi di laurea in ingegneria e favorire, quindi, l'accesso delle donne ai
percorsi professionali tecnico-scientifici, il Politecnico di Torino ha avviato, grazie al contributo
del Fondo Sociale Europeo e della Regione Piemonte, il progetto
"Donna:Professione Ingegnere".
Introduzione